In attesa della sigla formale del Protocollo per la costituzione di Rete Dafne Verona, nella città scaligera, si è tenuto, nei giorni scorsi, il primo incontro a “porte chiuse” tra alcuni rappresentanti dei partner del progetto: Tribunale, Procura, Ordine degli Avvocati e Comune di Verona, nonché Camera Penale Veronese, Aulss 9 Scaligera, Aoui – Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Istituto Don Calabria, Rete Dafne Italia, Comune di Verona, Garante per i Diritti delle persone private della libertà personale e, ultima ma non ultima, A.S.A.V. Odv – Associazione Scaligera Assistenza Vittime di Reato, nata nel 2008 per offrire un servizio di ascolto, assistenza, informazione sui diritti, orientamento sui servizi del territorio e accompagnamento alle vittime di qualsiasi reato e indipendentemente dal genere,successivamente iscrittasi nel Registro delle ODV, fino alla più recente adesione a Rete Dafne Italia.

Il tavolo, finalizzato alla conoscenza reciproca dei soggetti coinvolti e all’individuazione delle prime linee guida per l’organizzazione e l’operatività della costituenda Rete locale, è stato convocato dal Segretario Generale dell’Amministrazione scaligera, Giuseppe Baratta, anche in virtù del recente finanziamento ottenuto da A.S.A.V. per un progetto in risposta ad un bando della Regione Veneto per mettere in atto tutte le attività propedeutiche alla costituzione e funzionamento di Rete Dafne Verona e comprendere in che modo saranno impiegate le risorse. Un contributo consistente, pari a 20 mila euro, infatti, sarà destinato alla formazione di volontari e professionisti che opereranno all’interno del servizio di assistenza alle vittime di reato, oltre ai componenti del Comitato tecnico, e ad altri soggetti individuati dallo stesso.

La formazione, calendarizzata per fine settembre, si articolerà in otto incontri e verterà sia sull’inquadramento giuridico europeo in materia di tutela della vittima di reato, affidato al dott. Marco Bouchard (già magistrato e docente all’Università del Piemonte orientale, nonché presidente di Rete Dafne Italia), sia sulla legislazione nazionale, estendendosi agli aspetti psicologici e di vulnerabilità della vittima di reato. In tal modo, tutte le figure impegnate nel servizio di assistenza a trecentosessanta gradi dei cittadini che si rivolgeranno a Rete Dafne Verona, potranno garantire un approccio uniforme e mirato.

Come accennato dalla Presidente in carica di A.S.A.V., Annalisa Rebonato, e dalla Vice Presidente Emme Benedetti, inoltre, si tenterà di coinvolgere nella parte didattica anche l’Università di Verona. Al termine dell’iter, la squadra così formata dovrà attivarsi sul campo con funzioni di accoglienza, ascolto, supporto alle vittime di reato, per un primo periodo di sei mesi coperti dal finanziamento della Regione Veneto. Seguiti, questo l’auspicio, dai finanziamenti di Cassa Ammende, contributi ministeriali ad hoc e soprattutto delle fondazioni veronesi più importanti.

Ad assicurare la piena operatività di Rete Dafne Verona saranno una Cabina di Regia – organismo di indirizzo – e un Comitato Tecnico – deputato, si diceva, a dare attuazione alle progettualità della rete.

«Pensiamo che costruire Reti sia il modo migliore per rispondere alle esigenze delle vittime di reato, che sono spesso molto complesse e si manifestano anche oltre il momento processuale», ha spiegato ai partecipanti in presenza o da remoto Giovanni Mierolo, direttore scientifico della Rete Dafne di Torino e segretario Rete Dafne Italia, rete nazionale nata per offrire risposte alle vittime di qualsiasi reato in tutto il territorio nazionale, con la programmazione di azioni utili alla salute e benessere di ogni soggetto preso in carico, e la messa a disposizione di operatori che possiedono competenze maturate in diversi ambiti, «che dunque possono disporre di una visione più allargata e funzionale a questa molteplicità di bisogni».

Valore aggiunto delle reti Dafne è quello di mettere in sinergia settore pubblico, giudiziale e privato, ed evitare così ulteriori frammentazioni nella risposta al cittadino. «Gli organismi costituiti in seno alla Rete non conferiscono personalità giuridica – ha precisato ancora Mierolo – bensì offrono l’opportunità di mantenere costantemente la rete al lavoro. Con la differenza che per la Cabina di regia sarà sufficiente incontrarsi poche volte all’anno, il Comitato tecnico invece, essendo deputato allo sviluppo pratico del progetto, dovrà eventualmente dar vita a un altro organismo interno (es.: un gruppo di operatori) investito del ruolo di valutazione delle metodologie con cui dare risposta alla propria utenza.

Altra garanzia di trasparenza delle Reti territoriali sarà l’uso del marchio Rete Dafne Italia, fatto di nome e logo di quest’ultima, «indispensabile per comunicare la condivisione degli standard minimi di funzionamento, che a loro volta dovranno essere in linea con i dettami degli altri Paesi europei», ha aggiunto Mierolo.

Tra le considerazioni dei presenti, quella di Claudio Avesani, presidente della Camera penale veronese, che nel riferire il ruolo dell’organismo collegiale ha ricordato che il servizio a favore delle vittime non dovrà prescindere dal rispetto dei diritti della persona indagata e/o imputata.

La direttrice sanitaria dell’azienda ospedaliera di Verona Giovanna Ghirlanda ha accennato alla volontà di agevolare alle persone assistite dalla rete nell’accesso al proprio servizio di psichiatria, e informare i pronto soccorsi sull’esistenza della nuova realtà affinché possano a loro volta farsene promotori.

Mentre gli avvocati Davide Adami e Sara Gini, rispettivamente vicepresidente e Consigliere dell’Ordine degli avvocati valuteranno quali professionisti, tra gli iscritti all’Ordine, schierare in campo in modo che gli utenti, accolti in prima battuta da A.S.A.V., possano ricevere informazioni generali sui diritti, sul percorso giudiziario intrapreso (o prospettabile) e sul sistema penale italiano, europeo e internazionale vigenti.

Input interessanti sono giunti anche dal presidente del Tribunale Antonella Magaraggia, la quale ha caldeggiato un coinvolgimento più stretto sia della Procura che delle Forze dell’Ordine, in quanto essendo generalmente i primi soggetti a entrare in contatto con le vittime di reato potrebbero svolgere un ruolo-sentinella quindi di segnalazione alla rete molto efficace.